Autore : Lazzaro Tavarone.
Titolo dell'opera: Il Martirio di San Lorenzo.
Data : 1622-1624.
Ubicazione: Cattedrale di San Lorenzo a Genova.
Dimensioni : l' affresco è presente sulla volta del coro nel presbiterio.
Tecnica: decorazione ad affresco.
Descrizione dell'opera
Il complesso decorativo del presbiterio della Cattedrale genovese nel suo insieme (in stucco dorato, pittura e marmi) fu realizzato con fondi pubblici stanziati per decreto del Senato della Repubblica di Genova, dal primo ventennio del XVII secolo, con il controllo amministrativo ed operativo della magistratura civica dei Curatores Templi e commissionato come incarico di massima ufficialità pubblica al genvose Lazzaro Tavarone (affreschi) con il lombardo Rocco Pennone (sculture).
L' affresco in questione, sulla volta del coro, rappresenta il culmine della passione dell'arcidiacono romano San Lorenzo con il martirio sulla graticola avvenuto il 10 ottobre dell' anno 258 d.C come conseguenza della condanna a morte da parte dell' imperatore Decio. A tale scena é affidata la centralità assoluta del corredo decorativo essendo inquadrata in una incorniciatura rettangolare a stucco ad altorilievo dorato in forma di apparato architettonico-plastico autonomo. Appare così come un quadro fissato alla volta circondato da riquadri ottagoni raffiguranti alcuni santi (San Lorenzo, San Bernardo, San Michele Arcangelo, Santo Stefano), i Re ed i Profeti biblici dell' Antico Testamento (Isaia, Zaccaria, Salomone, Davide, Ezechiele) ed i santi proto-vescovi genovesi (Salomone, Felice, Siro e Romolo) che stanno a testimoniare il martirio caricandolo di valenze civili, il tutto con un corredo di gigantesche protomi angeliche, modanature antropomorfe, immagini allegoriche delle virtù (come la Speranza e la Fede che sostengono il Santo) e frastagli e festoni in stucco dorato per conquistare un accenno di tridimensionalità all'apparato decorativo, come sostiene Gianni Bozzo.
La scenografica rappresentazione del martirio è animata dalla gestualità vibrante dei gruppi di figure terrene e celesti che, disposte a quinte, determinano il senso di profondità dell'affresco essendo orientate lungo le diagonali contrapposte a quella principale del gesto delle braccia del Santo martire: al centro, il corpo di Lorenzo a tutta figura posto sulla graticola evidenzia l' asse prospettico della figurazione, sulla sinistra l' imperatore Decio, con il suo seguito di aguzzini, ordina di attizzare le fiamme, sulla destra si nota un aguzzino a tutta figura che alimenta il fuoco con un soffietto circondato da due ranghi di astanti in atteggiamento di preghiera e di orrore, mentre sopra al martire è presente una folla di angeli che si precipita verso il martire con la corona della gloria (Lorenzo riconosce nel martirio il Volto di Cristo, sorretto nell' arco dell' abside da due angeli). La percezione univoca e totalizzante della scena é resa possibile grazie anche alla qualificazione cromatica omogenea delle figurazioni: essa é caratterizzata da poche tinte fondamentali - gialli, rosati, azzurri, verdi, violetti, ocra - su tonalità fredde appoggiate sul color bianco che garantisce luminosità all'intera gamma; in quest' opera si denota la capacità con cui l' artista, stendendo il colore, rende in affresco effetti di pittura ad olio e tale qualità pittorica torna ad essere al meglio percepita dopo i restauri di fine XVII secolo. Il Tavarone oltre essere l' affrescante della raffigurazione della volta ne fu anche il disegnatore: si tratta di un disegno chiaroscurato e di un modellato a monocromo con tre differenti fasi di redazione, da un primo disegno quadrettato e schizzato, ad un modello-guida per il passaggio alla pittura murale con infine l' affresco stesso, evidenziando sicurezza compositiva e deciso dominio formale di tutte le figure della scena.
Lazzaro Tavarone, nell'eseguire l' affresco del martirio nella Cattedrale genovese, prese come modelli due opere con il medesimo soggetto, ovvero le tele de "Il Martirio di San Lorenzo" di Tiziano del 1567 e del maestro Luca Cambiaso del 1581, entrambe eseguite per essere inviate ed esposte sull' altare maggiore nella Sala de Capas della chiesa del monastero dell'Escorial in Spagna, sotto commissione del re Filippo II, come afferma Elena Parma. Lo stesso Tavarone venne chiamato al servizio del regnante ed assunto come collaboratore del suo maestro Cambiaso. Il suo soggiorno spagnolo durò dal 1583 al 1592: in questo lasso di tempo l' artista genovese poté apprezzare e far propri alcuni retaggi dello stile tardo manieristico del Cambiaso dal quale riprese il disegno preparatorio cubico, la scenografia, l' iconografia e l' ambiziosa composizione verticale ed alcune invenzioni inedite di Tiziano tra cui il "drammatico notturno" chiaroscurale rischiarato dalle fiaccole che sfaldano i colori ed ammorbano l' aria e la finizione del notturno espressa in luce battente e teatrale, che rivela i personggi e gli oggetti, il tutto accentuato dal grandioso fondale architettonico con l' arcone e il simulacro della divinità pagana (Bozzo 2009).
L' affresco del Tavarone é stato sottoposto a due interventi di restauro, il primo per mano di Domenico Piola nell' ultimo decennio del XVII secolo, per porre rimedio ai danni del bombardamento navale francese del 1684. Il secondo, in tempi molto più recenti con lo scopo di verificare lo stato di conservazione ed il degrado delle superfici. Per quanto riguarda il primo restauro, Piola effettuò la reintegrazione tramite ripresa pittorica ad affresco sulla vasta lacuna venutasi a formare sia presso il gruppo di putti ed angeli nella parte alta e destra del riquadro sia su circa la metà del volto dell'imperatore Decio, contraddistinguendosi come intervento eccezionale per la qualità della capacità mimetica, arrivando ad imitare - per l' appunto - non solo gli aspetti disegnativi e tipologici ma anche le caratteristiche tinte acide dello stile del Tavarone; al secondo e più recente restauro, l'affresco si presentava in un buono stato di conservazione con una sola parte rilevante di distacco dell'intonaco corrispondente al gruppo di putti in alto a destra, alcune fessurazioni dovute a vecchi assestamenti delle strutture murarie e certe mancanze dell' intonaco di minore ampiezza colmate con malte inadatte alla superficie per porosità e per modalità di applicazione. Il dipinto murale, che appariva offuscato ed appiattito dalla presenza di depositi di polvere, nerofumo e efflorescenze saline, é stato ripulito in più fasi con impacchi di acqua deionizzata e carbonato d' ammonio per eliminare poi le ridipinture ed i residui del vecchio protettivo; i distacchi dell' intonaco e delle fessurazioni sono stati colmati con iniezioni di malte idrauliche ed il restauro é terminato con la reintegrazione pittorica ad acquarello delle abrasioni e delle stuccature.
Fonti
• R. Soprani, "Vite de’ pittori, scultori, et architetti genovesi", primo tomo ( pagg. 148, 149, 150 ), Genova 1768 : " Quest'opera sul fresco, ma che sembra dipinta ad olio, tanta é la sua forza, ed armonica tempra, ha fatto stupire i più illuminati Pittori stranieri, che l'hanno veduta. Solamente ha avuto a'nostri giorni la disgrazia d'essere stata ripresa, come dura, e di nessun garbo da Mr. Couchin: se pure é disgrazia l'essere ripreso da'critici ignoranti, il cui capitale é unicamente fondato sull' arroganza."
• C.G.Ratti, "Instruzione di quanto può vedersi di bello in Genova in Pittura,Scultura ed Architettura", ( pagg 50, 51, 52, 53, 54 ), Genova 1780.
• F. Alizeri, "Guida artistica per la città di Genova" 2° vol.( pagg. 38, 39, 40 ), Genova 1846-47: "Nel 1624 piacque al Ser. mo Senato di ridurre il presbiterio ed il coro a maggiore magnificenza con ornamenti di marmo, di pittura, e di plastica. Due chiari artisti n'ebbero l'incarico, il nostro Lazzaro Tavarone, e il lombardo Rocco Pennone. ... anche il Tavarone, oltre i dipinti, inventò e disegnò gli ornamenti di plastica posti a decorare le medaglie, ma, più che da questi, gli vien lode da freschi ivi condotti, i quali parvero al Lanzi i migliori che di questo pittore si veggano al pubblico".
• F. Alizeri, " Guida illustrativa del cittadino e del forastiero per la città di Genova", ( pagg. 10, 11, 12, 13, 14, 15 ), Genova 1875 : " Non vuol tacersi che le forme decorative composte quivi, secondo abbiam detto, a metà del secolo, si frastagliarono d'altri meno acconci accessori nel 1622, quando il lombardo Rocco Pennone ebbe carico di rinnovare il santuario ed il coro. Così ad uno stile abbastanza corretto venne a mischiarsi la licenza de'seicenteschi. In questa occasione, la tribuna, dipinta già innanzi da Antonio Semino, accolse i pennelli di Lazzaro Tavarone, e mostra tuttora la storia del santo levito davanti al tiranno. Il Tavarone ne espresse pure il martirio nella gran volta, e disegnò gli ornamenti di plastica che fan ricca cornice all'intorno; ma la molta virtù del pittore sta sopra ad ogni altro riguardo. "
Bibliografia
• Di Fabio Clario, "Gli affreschi di Lazzaro Tavarone nella volta del presbiterio e nel catino absidale";
• Newcome Schleier Mary, "Disegni di Tavarone per il coro di San Lorenzo";
• Bozzi Gianni, "Il restauro del complesso presbiteriale"; Offredi Simona, "Il restauro. Note tecniche", in: Bozzo Gianni, "Cattedrale e Chiostro di San Lorenzo a Genova, conoscenza e restauro" (pagg. 152-176); Sagep 2009 - Grande Giubileo dell’ anno 2000.
• Parma Elena, "La pittura in Liguria: il Cinquecento"; Edizioni Microart’s 1999 Banca Carige S.p.A.
• Di Fabio Clario, "La Cattedrale di Genova nel medioevo"; realizzazione editoriale Amilcare Pizzi 1998 Banca Carige S.p.A.
• Mondani Guido, "Conoscere Genova – Chiese del centro Storico"; Sagep 1984 – Guido Mondani ed Associati Editore.
• Pesenti F. R., "Cattedrale di San Lorenzo"; Sagep Editrice Guide di Genova 1982.
• Rutteri M. G., "Di Lazzaro Tavarone e dell’ inedito modellato su tela per l’ affresco absidale di S.Lorenzo"; quaderno linguistico N° 169, pagg. 129-141 estratto dal “bollettino linguistico” anno 1968, Genova.